Quattro chiacchiere con Andrea di Passione Nera Records

Il motivo principale che mi ha spinto a fare qualche domanda al buon Andrea di Passione Nera Records è molto stupido e riguarda il fatto che per entrambi i nostri progetti abbiamo ripreso inconsciamente il nome di due distro diy già esistite in passato all’interno della scena hardcore/punk italiana. Oltre a questo, mi interessava lasciare spazio su queste pagine virtuali ad una distro che, seppur poco prolifica rispetto ad altre, ultimamente ha partecipato alla coproduzione di ottimi dischi come Eschaton degli Amphist e In Bilico Nel Reale dei Destinazione Finale. Ringrazio ancora una volta Andrea per il tempo che ha dedicato a rispondere a queste domande. Adesso bando alle ciance, godetevi queste quattro chiacchiere, perchè lo spirito continua!

 

Partiamo con delle brevi, banali quanto dovute, note biografiche: chi sei, quando e perché nasce Passione Nera Records e soprattutto com’è nata l’idea di darti proprio questo nome?

Hey! Sono Andrea, una delle tantissime anime dannate che si sono affidate, per la loro “salvezza”, a quel tutto che sta sotto il nome di punk hardcore. Passione Nera nasce come distribuzione nel 2015 ed è figlia dell’esperienza, durata purtroppo un solo numero, dell’omonima fanzine. Distribuendo e scambiando la zine in giro si è naturalmente creata una –seppur embrionale- distribuzione; di li a poco l’idea di supportare la prima uscita di un gruppo di amici (i NoProve dalla Tuscia.. RIP!) e poi non mi sono più fermato. Il nome, come intuito suggerisce, prende spunto dall’omonima canzone dei Nerorgasmo in quanto ci sono molti passaggi delle liriche che faccio miei per convinzioni e vissuto.

Qual è stato il momento o il motivo che ti ha spinto ad avvicinarti all’hardcore punk? Come è successo?

Fin da bambino sono sempre stato un tipo timido, diciamo un po’ sulle sue; quello che difficilmente riesce ad integrarsi ed interagire col grosso dei coetanei. Quando non sai il perché ma certe dinamiche (quelle per intenderci del tamarro o del fighetto, in una realtà meno che provinciale) non ti attirano anzi ti infastidiscono facendoti rifiutare già in tenera età di riconoscerti con la massa. Perciò quando le mie orecchie sono state “accarezzate” per la prima casuale volta dal punk non potevo che restarne folgorato!

In particolare l’approccio col punk hardcore c’è stato in edicola: passo prima di entrare a scuola per prendere Supertifo e l’occhio cade su “Punk”, allegato alla rivista “Rock sound”. All’epoca i miei acerbi ascolti (non avendo amici punk a cui chiedere info riguardanti band interessanti e neanche una connessione ad internet per smanettare in rete) si fermavano a Pistols, Clash, Rancid e poco altro.. fortuna che a Cassino c’era almeno un negozio (il mitico Crash Store, RIP!) che aveva fondamentalmente roba metal ma dava comunque la possibilità di trovare qualcosa che faceva al caso mio! Ebbene, in questo benedetto numero (oltre alla compilation in allegato) c’era un articolo sull’imminente uscita della compilation “Love Hate 80” (tutto il meglio dell’hc italianno ani ’80), nonché un’intervista agli Impact.. insomma quanto bastava per rapire irrimediabilmente il mio cuore, che dal canto suo non aspettava altro! Compilation ordinata immediatamente e da li, parafrasando i sopracitati NoProve, c’è stato solo il punk hardcore!

Tempo fa un vecchio caro punx bolognese a cui son certo entrambi vogliamo un gran bene, ci fece notare che entrambe le nostre distro sono omonime di altre due label diy punx italiane ormai defunte. Cosa ne pensi di questo tratto che accomuna Passione Nera e Disastro Sonoro? Quanto pensi sia importante riconoscere e rispettare una storia della scena hardcore di cui facciamo parte e quanto invece pensi non si tratti di mancanza di rispetto riproporre un nome già utilizzato da altri prima di noi?

Premetto che quando scelsi il nome per la zine (ereditato quindi dalla conseguente distro) non ero a conoscenza del fatto che c’era già stata un’etichetta con lo stesso nome; diversamente, sono sincero, avrei optato per un altro nome! A prescindere da ciò non credo che questo possa essere visto come mancanza di rispetto, anche perché –per lo meno nel mio caso- l’esperienza della vecchia distro è conclusa. Per il resto che dirti Ste, se senza saperlo ci siamo “riappropriati” di vecchie storie evidentemente siamo davvero old school! 

Avere un’etichetta DIY non è certamente una cosa facile e anzi spesso richiede un sacco di impegno, energie e di soldi (che in un modo o nell’altro scarseggiano sempre). Cosa ti spinge a continuare a dare il tuo apporto alla scena hardcore punk attraverso questo mezzo?

Sarò sincero, causa mancanza di tempo e soprattutto soldi, ho sempre seguito il progetto “a tempo perso”. Inoltre tutto ciò lo faccio per passione e la mia etica “workless class” mi impone di non far diventare ciò un lavoro, con tutto lo stress che ne consegue. Parlando di vil denaro, ovviamente è tutto in perdita ma il fatto di essere una seppur piccola goccia in questo mare di fango che rappresentiamo (non chiedermi perché ma mi piace vederla così!), di supportare band di amici e non e concorrere a tenere su questo circuito totalmente autogestito mi ripaga di tutto!

In base a quali criteri e motivi scegli con quali band collaborare e quali coprodurre?

Avendo pochi soldi da investire (oltre alla scelta di non far diventare il tutto troppo gravoso a livello di impegno mentale e di tempo) scelgo di supportare fondamentalmente band di amici o progetti che, anche se non si tratta di amici, reputo particolarmente validi.

Qual è stata la tua prima Coproduzione? E quale quella a cui ti senti maggiormente legato?

La prima coproduzione, come già anticipato, è stata “Via senza ritorno” dei NoProve. Per quanto riguarda invece l’uscita a cui sono più affezionato devo farti due nomi: “Il buio attorno” dei Malore che reputo uno dei migliori album punk hardcore uscito in Italia negli ultimi anni e “Make me a sandwich” dei/lle Poisonous Cunt (RIP Alexia!) da Londra, la prima coproduzione internazionale di Passione Nera Records!

Cosa significa per te fare parte della scena punk? Ma soprattutto cosa significa per Passione Nera l’hardcore?

Significa sapere che non sei il solo a vivere un certo disagio; a pensare che in fondo il mondo che ci circonda non è proprio il paradiso delle opportunità e del benessere che tanti proclamano e quindi ad agire di conseguenza. Per quanto non mi è mai andato giù che “siamo tutti fratelli e sorelle” e discorsi simili, quando vedo un altrx punk so comunque che con lui/lei avrò certamente più cose in comune rispetto a chiunque altrx. Passione Nera è quindi di conseguenza il mio umile apporto a tutto ciò.

Quale è stata la più grande soddisfazione che ti sei tolto con Passione Nera?

Nel mio piccolo, avere il mio logo su uno di miei dischi preferiti (il già nominato “Il buio attorno” dei Malore).

È appena finito il 2020, un anno abbastanza difficile su tanti livello diversi per via dell’epidemia di Covid 19. Quanto è stato difficile avere una distro/label in un periodo simile?

A questa domanda non so risponderti in realtà… avere una distro, come ti dicevo, ha un ruolo abbastanza marginale nella mia vita; non ci guadagno nulla e moooolto raramente porto il banchino ai concerti perciò tutto sto delirio riguardante il covid non ha avuto un grosso impatto su Passione Nera.

Che ruolo rivestono invece nella tua vita quotidiana pratiche e idee come autogestione e autoproduzione?

Un ruolo assolutamente centrale. Il vivere in luoghi autogestiti, il rifiuto del vivere per lavorare, il riciclo del cibo e dei vestiti.. ma in generale cercare di straniarsi il più possibile da dinamiche imposte o comunque funzionali al sostentamento del sistema in cui (soprav)viviamo.. inutile aggiungere che senza il punk non sarei mai entrato in contatto con tutto ciò; alla lunga posso dire che è stato assolutamente totalizzante.

Come si può  ben vedere dalla copertina della pagina fb di Passione Nera, collabori con il progetto Punks for Rojava che vede impegnati punx e compagnx da tutto il mondo. Cosa ti ha spinto ad avvicinarti e sostenere questo progetto?

I Malore cantavano “l’hardcore non è rivolta, solo rumore!” perché,ovviamente, da solo non basta. Di certo però non può non rifarsi ad ideali ben definiti e di conseguenza essere anche di ispirazione per azioni a sfondo politico e di critica radicale dell’esistente. Perciò, avendone avuta l’occasione, sono stato ben contento di dare il mio seppur minuscolo contributo alla gigantesca causa del confederalismo democratico in Rojava.

 

Per concludere questa intervista/chiacchierata volevo farti una domanda e lasciarti lo spazio per raccontare qualche aneddoto legato alla tua esperienza personale all’interno della scena punk, legata o meno a Passione Nera. La domanda è la seguente: quale band sogni di coprodurre?

Un aneddoto che ricordo volentieri è legato ad Agripunk, rifugio sociale antispecista autogestito nel quale ho vissuto un anno (a proposito, in questo caso il covid ha dato parecchio “fastidio” ed il posto ha bisogno del massimo supporto economico per r-esistere, diamogli una mano!). Estate 2019, tre giorni prima del Rotten River Camp riceviamo la telefonata dei ragazzi che organizzano il festival chiedendo la nostra eventuale disponibilità ad ospitare l’evento dopo che gli sbirri, facendo pressione sulle ragazze del chiosco dove si sarebbe dovuto fare e facendo riferimento a fantomatici permessi mancanti, rischiavano di farlo saltare del tutto! Per farla breve, lo spiazzo di fronte la stalla (che solitamente viene occupato da pecore e capre), è stato trasformato in meno di un giorno nella location di un festival al quale in due giorni ha ospitato centinaia di persone. Un rimorchio per tir come palco e band come Contrasto, Bull Brigade, Klasse Kriminale e tante altre live ad Agripunk, chi l’avrebbe mai detto!? Ci siamo fattx il culo ma è stata un’esperienza tanto improvvisa quanto entusiasmante.. alla faccia di chi voleva far saltare il festival!

Per quanto riguarda la tua domanda, rispondo senza indugio AFFLUENTE!