Tapioca – Plight (2022)

Vengono dalla British Columbia, territorio canadese, hanno un nome che riprende un prodotto alimentare derivato dalla lavorazione della Manioca, pianta originaria del Sud America, e buona parte dei loro testi è scritta e cantata in cinese” queste le parole con cui introducevo la recensione della prima demo dei Tapioca nel 2020. Finalmente, dopo un’altra fatica in studio sottoforma di Ep dello scorso anno intitolata Raise the Red Lantern, i nostri punx canadesi pubblicano quello che a mio parer è, finora, l’espressione migliore del loro furioso, belligerante e politico crust punk, ovvero il loro primo full lenght intitolato Plight, accompagnato da un artwork di copertina che richiama in maniera netta e orgogliosa l’estetica e il folklore cinese, terra d’origine della cantante. La traiettoria musicale sulla quale i Tapioca si inseriscono a gamba tesa è la stessa che dal seminale anarcho-crust dei Nausea porta fino a quell’ibrido tra black metal e crust punk definito “anarchist metal” dagli altrettanto seminali Iskra agli inizi degli anni duemila. La proposta musicale dei canadesi infatti si modella su queste due anime, quella propriamente crust punk di derivazione anarchica più classica e di tradizione statunitense (che può ricordare anche Detestation, Antischism e Appalacchian Terror Unit) e quella maggiormente blackened crust, più ferale e impetuosa che evoca il fantasma degli Iskra tanto quanto quello dei più recenti Storm of Sedition.

Dal lato musicale passando a quello lirico e tematico, Plight è un disco caratterizzato da un taglio fortemente politico e personale, denso di rabbia e di urgenza nell’esprimere i propri ideali, le proprie posizioni e il proprio malessere e disappunto sulle differenti forme di oppressione e violenza che contraddistinguono l’esistenza quotidiana di migliaia di persone nell’epoca del tardo capitalismo realista. Non a caso il titolo dell’album significa “dramma“, perchè i testi e i brani dei Tapioca affrontano in maniera lontana dal pessimismo fine a se stesso ma anzi con una connotazione rabbiosa e uno slancio propositivo alla lotta e alla resistenza, le differenti incarnazioni che il dramma assume in questi tempi bui per svariate categorie di persone. Prendendo a prestito le parole di XYJ, leader della band, è il dramma il tema centrale del disco, indagato e affrontato da diversi punti di vista e da differenti prospettive: quella della comunità di immigrati cinesi in Canada, quella della working class, quella delle individualità queer, quella dell’imminente collasso climatico e ambientale o quella del dover combattere quotidianamente per e contro la propria salute mentale, in un continuo interscambio tra ciò che è politico e ciò che è personale. Tutto questo con l’invito, a segnare un continuum con l’approccio politico dell’anarcho-crust che fu, a prendere Plight e la loro musica come un mezzo per empatizzare e unirsi nella lotta contro chi detiene il potere socio-culturale, economico e politico che opprime tutti e tutte. Potrei indicarvi questa o quell’altra traccia tra le mie preferite, ma rimango convinto che data la sua solidità dal primo all’ultimo secondo questo disco e i Tapioca non abbiano bisogno di altre mie parole ma solamente del vostro ascolto e del vostro supporto. Il 2022 è finito da più di un mese ma questo Plight entra di diritto tra le migliori pubblicazioni in ambito crust punk dell’anno appenna passato.