“E’ il capitalismo che si è infilato sotto la mia pelle” – Intervista ai LOIA

Il cannibalismo folle del capitale, il capitalismo che mi corrode da dentro
È il capitalismo il mio cancro, è il capitalismo che si è infilato sotto la mia pelle
” sono queste le parole che si possono udire nella traccia di apertura di Sotto la Mia Pelle, disco-manifesto politico-musicale dei LOIA, band fiorentina impegnata a suonare un feroce mix di hardcore punk, crust e black metal, in una veste tanto incazzata quanto profondamente antagonista. Del disco vi ho già parlato nel quattordicesimo appuntamento di Schegge di Rumore Impazzite, oggi vi lascio invece in compagnia delle parole al vetriolo e ricche di spunti di riflessione dei nostri punx toscani e concludo questa tediosa introduzione citandoli direttamente: recuperiamo il verbo dello stage-diving, torniamo a volare!

Ciao ragazzi, benvenuti su Disastro Sonoro! Partiamo con le domande facili: cosa significa Loia? Ma soprattutto cosa vi ha spinto a creare la band e con quale intenti portate avanti il progetto?

Ciao Stefano, il termine LOIA in dialetto toscano è usato per descrivere lo sporco grasso che ti rimane addosso dopo una giornata di lavoro, del quale non ti liberi facilmente.

È da poco uscito il vostro nuovo album “Sotto la mia pelle”, uno dei dischi più intensi e stimolanti pubblicati negli ultimi tempi a parer mio. Da cosa avete preso ispirazione dal punto di vista politico e personale per la stesura delle varie canzoni e testi?

Quando ci hai mandato l’intervista l’album era uscito da poco, purtroppo con i nostri tempi è passato quasi un anno e abbiamo registrato un EP successivo che vedrà la luce ad anno nuovo, vedremo in quale formato.
Sette pezzi di disagio che si aggiungono ad una ricca discografia di fallimenti. Lo spunto viene dalla quotidianità della vita, la monotonia del quotidiano, i ritmi ciclici della città, l’accalcarsi delle persone in essa. Non per volontà, ma per mancanza di alternative, bisogno e necessità.
La violenza diretta ed indiretta del capitalismo ci colpisce ogni giorno, influenza e distorce le nostre vite, mentre ci corrode lentamente, da qui la necessità di buttare tutto fuori e trasformarlo in rumore.

“Sotto la mia pelle” è un disco estremamente denso di tensioni politiche oltre che personali, tensioni che si scagliano addosso non solo al capitalismo che ci corrode dall’internocome un cancro, ma più in generale ad un esistente che ci opprime, ci aliena e ci soffoca. Cosa significa per voi quindi suonare punk e hardcore oggigiorno? Qual è il potenziale di certi generi musicali secondo voi?

Non sappiamo se il punk-hardcore sia ancora una minaccia, sicuramente ci piace pensarlo.
A dirla tutta probabilmente ormai non è nemmeno la forma più adatta per comunicare il disagio dell’esistente, ma è senza dubbio la nostra via.
A prescindere dal genere, il dissenso che permea la nostra società è profondo.
Le contraddizioni fanno parte del quotidiano, in cui ci nutriamo di alimenti spesso tossici, schiacciati in gabbie fisiche e mentali.

Spesso il potenziale del messaggio si incrina davanti all’estetica, alla necessità dell’apparire e all’ossessione dei social.
Per quanto si possa essere bravi alla fine se siamo persone di merda, rimaniamo tali, incatenati nelle nostre piccole dimensioni quotidiane di sessismo, razzismo o consumismo interiore.
Il concerto in sé poi non è una gita delle medie.
Spesso rimaniamo impressionati dall’incapacità delle persone di comunicare tra loro, c’è una gran rabbia repressa che si sfoga attraverso il cancro del violent-dancing, neanche fossimo su un campo di battaglia, senza alcuna pietà, ne solidarietà.
Recuperiamo il verbo dello stage-diving, torniamo a volare.

Sul lato prettamente musicale, quali sono le band che hanno influenzato il vostro suono? Qual è l’elemento più “black metal” presente nella vostra musica?

L’elemento più Black Metal è sicuramente Coito Negato, sulle band che hanno influenzato il nostro suono non sapremmo dire, abbiamo background musicali molto diversi anche se simili. I nostri ascolti variano molto e le diverse influenze per fortuna escono e rendono più variegato il progetto.
Politicamente siamo più influenzati dall’ondata hardcore-punk italiana degli anni ’80 con il suo messaggio più sporco e politico.

Quali sono per i Loia gli aspetti più positivi e quali quelli più negativi nell’appartenere alla scena hardcore punk italiana?

Le prime cose che ci vengono in mente sono la mancanza di una politicizzazione, anche minima, sicuramente un risultato figlio di questi tempi. L’allontanamento dell’hardcore da contesti più politici e sociali in generale.
Il nostro non è solo un prodotto confezionato per l’intrattenimento.
Tra le cose positive ci sono le persone incontrate negli anni lungo la strada, chi non si arrende e caparbio nonostante le difficoltà, continua a costruire dissenso dentro realtà antagoniste.
Purtroppo lungo la via le delusioni sono tante, spesso si prende solo la musica ed il messaggio, ma non ci può essere stima reciproca.

Venite da Firenze, una città estremamente attiva a livello di percorsi di lotta, centri sociali (penso al Next Emerson per esempio), occupazioni come quella di Viale Corsica che ha subito uno sgombero negli scorsi mesi ma capace di dare una risposta estremamente combattiva con un corteo partecipato e conflittuale per le vie della città e tentativi di nuove occupazioni. Avete ricordi legati ad una realtà come Corsica o in generale alla dimensione più militante di certi ambienti e spazi? Qual è l’importanza di certe situazioni, spazi, occupazioni per voi in una città iper turistica e gentrificata come Firenze?

La città in cui viviamo, l’hai già descritta perfettamente, una vetrina per turisti, una mangiatoia mordi e fuggi del turismo di massa da cui siamo soffocati.
La presenza di questi spazi è fondamentale, quello che però spesso manca è una comunicazione efficace con l’esterno. Spesso ci si trova rinchiusi in una bolla e non si riesca a far uscire le proprie scelte ed i propri perché, qui da noi lo dimostra soprattutto nella scena hardcore la completa mancanza da anni di un ricambio generazionale, salvo poche eccezioni.
Spesso le persone non si rendono conto di quali siano i veri nemici, non riescono ad identificare e condannare la violenza indiretta che le vessa nel loro quotidiano, il ricatto dello stipendio.

Sotto la mia pelle sta ricevendo molte attenzioni positive, quali sono i futuri progetti in casa Loia? Avete in programma dei tour/concerti?

Sotto la mia pelle è un disco che ha risentito molto della pandemia, la cosa penso abbia provato tutti a livello psicologico, siamo animali sociali anche se ci crescono devoti al culto dell’individualismo.
Al momento il progetto futuro è fare uscire il nuovo EP ad anno nuovo e portarlo a giro il più possibile.
Non vediamo l’ora di fare uscire questo nuovo lavoro perché siamo convinti rappresenti ancora meglio cosa oggi siamo.

Ragazzi giunti alla conclusione dell’intervista, vi lascio questo spazio per aggiungere qualsiasi altra cosa pensate possa essere interessante per chi leggerà. Grazie ancora del tempo che dedicherete a rispondere alle mie domande!

Grazie per aver colto con le tue domande diversi punti scomodi del nostro rumore.
Speriamo di vederti presto di persona.
Un abbraccio