Moratory – The Old Tower Burns (2021)

In nome del metalpunk e del d-beat, cinque barbari senza padroni né dei, conosciuti con il nome di Moratory, sono pronti a scendere dalle fredde terre russe per dare alle fiamme il vecchio mondo e vedere le sue torri bruciare! 

“Non si dovrebbe mai giudicare un disco dalla copertina” quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase. Ma quando ci si trova dinanzi il bellissimo artwork di questo The Old Tower Burns e lo si osserva con attenzione, capiamo che i Moratory hanno volutamente lasciato più di qualche indizio sulle loro influenze musicali, così da fugare quasi ogni dubbio sull’ispirazione e sull passione che anima la loro ricetta metalpunk. Riferimenti ai Driller Killer così come ai Venom o ai Darkthrone (soprattutto del loro periodo più “crust”) appaiono perfettamente azzeccati per farsi una prima idea del contenuto delle dieci tracce che ci troviamo ad ascoltare e che ci travolgono con tutta la furia e lo spirito battagliero del metalpunk più sincero e trascinante. Partendo da una solida base d-beat che emerge soprattutto nelle ritmiche di batteria oltre che nello spettro della scuola svedese di Driller Killer e Anti-Cimex che aleggia costante sull’intera proposta dei Moratory, la musica dei nostri evoca spesso il thrash metal vecchia scuola (primissimi Voivod o Onslaught) così come i primordiali vagiti proto-extreme metal di Bathory e Venom, finendo per condensare tutte queste influenze in un crossover metalpunk che mi ha ricordato per certi versi anche gli English Dogs e i Broken Bones dello spettacolare “F.O.A.D.”.

Dieci tracce che non mostrano segni di cedimento né momenti di noia o incertezza, anzi tirano dritte implacabili e impetuose risultando essere coinvolgenti e riuscendo nell’impresa di alternare momenti più furiosi e dall’attitudine riottosa (Genocide State) ad altri in cui a dominare la scena ci pensano melodie a metà strada tra la scuola d-beat svedese più moderna e lo speed metal che fu (Project Humankind). E mentre mi ritrovo ad ascoltare per l’ennesima volta brani che mi costringono (quasi contro la mia volontà) a fare headbanging come Wagner’s Path o Dances of the Damned, comprendo che altre parole per parlare di questo album sarebbero del tutto superflue. Sia chiaro, non ci troviamo certamente dinanzi a qualcosa di innovativo o originale, ma questa mezz’ora abbondante di metalpunk ha un grande pregio: è estremamente divertente e non annoia praticamente mai, anzi sembra correre via anche troppo velocemente! I Moratory, suonando con una passione per questo genere che trasuda da ogni nota e da ogni riff, ci danno una monolitica prova di forza, maturità e sicurezza nei propri mezzi e con The Old Tower Burns  ribadiscono di essere attualmente uno dei gruppi più validi nell’innalzare al cielo la bandiera del metalpunk più sincero, trascinante e riottoso!