Repression Attack – An Endless Landscape of Ugly Shapes (2022)

Un viaggio cosmico tra paranoie, crust punk e krautrock, non è (solo) un delirio alluccinato ma il nuovo, spiazzante, capitolo della discografia dei russi Repression Attack che risponde al nome di An Endless Landscapre of Ugly Shapes!

A distanza di quasi dieci anni dal debutto Altar of Destruction, i Repression Attack tornano finalmente con un nuovo full lenght album di altissimo livello ma che potrebbe a primo impatto lasciare spiazzati tutti coloro che si erano abituati allo stench-crust punk vecchia scuola della band di Ryazan. I nostri crusters russi son sempre stati uno dei migliori gruppi contemporanei a riproporre, in una maniera sempre a metà strada tra fedeltà e personalità, quel brodo primordiale che ribolliva nell’underground britannico negli anni 80 e passato alla storia del punk con il nome di stenchcore, nome preso a prestito dalla fondamentale demo dei maestri Deviated Instinct recentemente ristampata da Terminal Filth Records e Agipunk. Ma con questo nuovo An Endless Landscape of Ugly Shapes i Repression Attack decidono di intraprendere nuove rotte sonore, ampliando in maniera inaspettata quanto affascinante i loro orizzonti, registrando un disco che affonda ancora in qualche modo le radici nel classico stench-crust di Axegrinder, primi Hellbastard e dei già citati Deviated Instinct ma lo fa attraverso la costruzione di atmosfere angoscianti e trame psichedeliche debitrici in egual modo alle visioni cosmiche del krautrock e dello space rock.

È una scelta coraggiosa quella dei Repression Attack di non riproporre il classico crust punk nella sua formula più classica e forse alla lunga fin troppo scontata, una scelta estremamente azzardata ma che denota un grande coraggio nella volontà di sperimentare con soluzioni psichedeliche e toni cosmici inaspettati, dimostrandosi capaci di amalgamarli alla componente crust primaria della loro musica in una maniera intrigante e ben bilanciata all’interno delle varie tracce. Una tendenza alla sperimentazione che potrebbe ricordare, per attitudine, la scena anarcho punk britannica più visionaria che dai Crass arriva ai Flux of Pink Indians passando per i Rudimentary Peni. Un volontà di sperimentare che viene sottolineata anche dalla scelta di introdurre nel proprio tappeto sonoro strumenti fino a questo momento estranei come il synth, fondamentale per amplificare le atmosfere cosmiche e angoscianti, o il sassofono che lascia estraniati e piacevolemente sorpresi nella conclusiva Before the Threshold of Eternity.

Questa scelta di ibridare sonorità crust punk con divagazioni e avventure in territori psichedelici ricorda per certi versi gli esperimenti fatti qualche anno fa dagli Akrasia, ma dove i norvegesi prendevano ispirazione da certo space rock a la Hawkind per costruire scenari cosmici in cui l’angoscia derivava dall’incapacità di comprendere lo spazio sconfinato e di trovare un senso alla propria esistenza in esso, i russi guardano a quella kosmiche musik di tradizione tedesca rimanendo ancorati ad un’immaginario di stampo apocalittico, paranoico e nichilista tipico del crust punk degli albori, aggiungendoci però quel tocco allucinato e psichedelico che ben si sposa con le sensazioni di smarrimento, alterazione e trance evocate dalle atmosfere che avvolgono l’intero disco. Quello che sicuramente accomuna la proposta degli Akrasia a quella dei Repression Attack è lo stesso approccio “lunare” che predilige ambientazioni sonore e atmosfere angoscianti e pessimistiche rispetto ad una sensazione di sublime e fascino dinanzi agli sconfinati spazi cosmici.

Gli stessi Repression Attack hanno coniato una propria etichetta per descrivere il peculiare suono di Endless Landscape of Ugly Shapes: psycherelic crust punk, ma senza sprofondare nei meandri più oscuri e impenetrabili e senza abbandonarsi agli scenari cosmici di questo nuovo disco, non potrete mai capire in profondità come fanno a convivere la psichedelia, la “musica cosmica” e il crust punk in una maniera così evocativa, interessante e funzionante. Inoltre lo splendido artwork di copertina (dallo stile che alla lontana può ricordare l’iconica estetica dei Rudimentary Peni) enfatizza ed evoca perfettamente la natura apocalittica e pessimista del disco e le atmosfere che dipingono paesaggi di infinità cosmiche orrorifiche e detour in territori psichedelici in cui ci guidano tracce come The Road to the Uknowkn Place o Through the Ruins of the Mind. An Endless Landscape of Ugly Shapes è un viaggio nelle profondità del nostro subconscio più paranoico ma allo stesso tempo un vivido dipinto dei tempi bui che stiamo attraversando tra nuove guerre imperialiste e una crisi climatica di dimensioni imponenti, in cui gli scenari più distopici, catastrofici e apocalittici appaiono sempre più reali e concreti attorno a noi, condannandoci ad osservare un futuro angosciante mentre sprofondiamo in una spirale di desolazione, impotenza e sconforto. Con questo nuovo capitolo della loro discografia i Repression Attack ci insegnango che il crust punk per quanto monolitico e apparentemente immutabile nelle sue caratteristiche principali, ha ancora qualcosa da dire e può avventurarsi verso strade sperimentali e sconosciute senza snaturarsi.

Attraverso le rovine della mente, una strada porta verso luoghi sconosciuti dove città che non hanno più nomi disseminano le loro macerie tra paesaggi sconfinati dalle sfumature spaventose…