Zona D’Ombra – Unica Dimensione di Vuoto (2017)

“Nella ricerca di un altrove che non ci faccia soffocare lentamente. 
Nell’agire, in ogni modo possibile, abbracciando l’ignoto. 
Nell’impeto di una coscienza che s’accende. 
Per sentirsi ancora vivi, ancora umani, ancora felici.” 

 

Gli Zona D’Ombra sono uno di quei gruppi che sai già che non ti deluderà. La loro proposta è sempre la stessa fin dal debutto “Promo” del 2014, ma questo non è affatto un problema, anzi: un hardcore di classica scuola italiana che prende a piene mani tanto dalla tradizione degli anni ’80 quanto dall’interpretazione del genere data nei ’90 da gruppi come i Sottopressione. Una proposta quella dei comaschi (gli Zona d’Ombra si sono infatti formati nell’autunno del 2011 in quel di Como) che, per via anche dell’ottima qualità del songwriting e delle liriche, può riportare alla mente, in più di un episodio, le sonorità di Attrito, Grandine e sopratutto Congegno. Detto questo è però fondamentale sottolineare che i nostri reinterpretano queste sonorità in chiave assolutamente personale, mettendoci tanto del loro e risultando tutt’altro che scontati o banali. Inoltre i testi introspettivi ma rabbiosi che condiscono l’hardcore degli Zona d’Ombra dimostrano un livello veramente elevato nella capacità dei nostri di trasmettere in musica sensazioni comuni alla maggioranza di noi “disertori della quotidianità“. E’ questa è una capacità che non tutti possono vantare.

Detto questo oggi voglio parlarvi del nuovo “Unica Dimensione di Vuoto” uscito nel marzo del 2017, secondo EP degli Zona D’Ombra che riparte perfettamente da dove si era interrotto il precedente (e ottimo) “Guerra all’Apatia” (2015), tanto nelle sonorità quanto nel mood generale dell’album e delle liriche. Difficile descrivere la sensazione che si prova ascoltando questo EP, forse le parole migliori sono quelle scritte dagli stessi Zona d’Ombra sul loro bandcamp: “Ci sono momenti in cui, attraversando un’uggiosa quotidianità, si ha la sensazione di essere fuori dal proprio corpo, di essere spettatori della vita che non stiamo vivendo.”. Questo “Unica Dimensione di Vuoto” appare quindi come un grido di rabbia verso l’esistenza vacua e apatica con la quale ci troviamo a combattere quotidianamente, come un anelo di libertà da questa apparente tranquillità artificiale che opprime e immobilizza tutti, da questo sistema che mercifica tutto, in primis le relazioni e i sentimenti. Gli Zona D’Ombra dichiarano guerra a questa “dimensione di vuoto” che è in fin dei conti l’esistenza umana all’interno della società consumistica ed egoista moderna. E lo fanno attraverso i cinque brani che compongono questo nuovo album.

“Unica Dimensione di Vuoto” è avvolto da una generale sensazione di rivolta e di malessere nei confronti dell’impotenza e della disillusione dell’essere umano apatico e immobile di tempi moderni. L’EP si apre con l’intro dal sapore melanconico della stupenda “Carta Carbone”, invettiva rabbiosa contro la ruotine quotidiana che intrappola in un paranoico ripetersi delle azioni, delle parole, del vissuto e che cerca di eliminare la pulsione liberatrice dell’imprevedibile e dell’ignoto. “Sogno rivolta, sogno imperfezione”, nel crescendo del brano questa frase assume le sembianze del malessere esistenziale che si tramuta in azione sovversiva del quieto vivere superficiale e falso.

“Gabbie”, altro pezzo che prosegue il discorso iniziato da “Carta Carbone”, sposta però questa volta l’attenzione sulla sensazione di impotenza e annullamento che si prova quando ci si trova tra le grinfie di quel gelido mostro che annienta le esistenze, ossia il carcere. “E mi chiedo se fuori sia diverso o se la gabbia è ancor più grande”, la frase con la quale si conclude il brano mette i brividi.

“Gioia di vivere abbracciami ora, Gioia di esistere prendimi ancora” può essere solamente questo il commento al terzo brano “Le Ombre Non Hanno Nome”, tutto il resto sarebbe superfluo perciò evito di aggiungere del mio. Così come mi astengo dal aggiungere un commento ad un altro brano impeccabile come il successivo “La Lingua dei Numeri”, probabilmente insieme all’introduttiva “Carta Carbone” uno dei momenti migliori di questo album.

Dopo appena una quindicina di minuti scarsi (mannaggia a voi Zona d’Ombra, ne voglio ancora…)”Unica Dimensione di Vuoto” si conclude con l’ottima “Una Goccia alla Volta”; il pezzo riprende il mood irrequieto della traccia iniziale e lo trasforma in un vero e proprio sfogo di rabbia, in un desiderio profondo del non-conosciuto, del percorrere strade nuove e differenti senza accettare di arrendersi al vivere, disertando la quotidianità. “Cerco l’ignoto, cerco l’incerto, aggrappato all’impossibile”,una dichiarazione di intenti.

Tirando le fila, essendo ormai giunti alla conclusione di questa recensione, posso dire senza ombra di dubbio che questo “Unica Dimensione di Vuoto” non ha nulla da invidiare ad altri capolavori del genere quali “Metamorfosi” dei Congegno, “L’attimo del Dubbio” degli Attrito e in parte l’indimenticato “Accendi la Miccia dei Tuoi Pensieri” dei Grandine. Aggiungiamoci che il mood generale dell’album ricorda spesso quello di un altro capolavoro dell’hardcore italiano, ossia “Così D’Istante” dei Sottopressione, e capite immediatamente che ci troviamo dinanzi ad un album che sarebbe un errore non degnare almeno di un ascolto.

Produrre, consumare e crepare. Questo è quello che ci insegna e ci impone il sistema. Vivere, lottare, amare questo il messaggio degli Zona d’Ombra. Sogniamo rivolta e imperfezione! Dichiariamo guerra al quieto vivere!