Wind in His Hair – Future Primitives (2022)

Break free from the chains of modern life, which is a war against ourselves and against the earth.

il declino della società industriale messo in musica”, potrei iniziare e concludere così la recensione dell’ultima fatica in studio dei Wind in His Hair; ma per quanto, nella sua estrema sinteticità, possa essere una definizione precisa e accurata di Future Primitives, mi pare doveroso non fermarmi qui e cercare di approfondire la musica, i testi, le tematiche della band tedesca per dar giusto valore e spazio alle idee che sono il nucleo centrale del loro nuovo disco. Perciò vi toccherà sentirmi parlare per l’ennesima volta di crust punk, black metal e di tutto quello che dalla critica anticivilizzazione giunge fino al pensiero anarco-primitivista.

Partiamo con il dire che scegliere un nome che omaggia in maniera così netta ed evidente l’omonimo nativo americano co-protagonista del film Balla coi Lupi di Kevin Costner è un ottimo inizio, non solo perchè si tratta del mio film preferito (e questo non frega a nessuno, giustamente) ma anche per sottolineare la volontà di solidarizzare e schierarsi dalla parte delle oppressioni e delle violenze subite dalle popolazioni indigene di tutto il globo, iniziate in un passato coloniale, di tortura e genocidio e che proseguono in un presente altrettanto caratterizzato da privazioni, annientamento culturale e discriminazioni di stampo neo-coloniale. Se poi il titolo dell’album evoca in maniera così esplicita il fantasma di John Zerzan e della sua opera più importante (Futuro Primitivo), sono pochi gli spazi lasciati al dubbio e ai fraintendimenti sul posizionamento ideale che appartiene ai Wind in His Hair, una serie di idee e posizioni politiche ed ideologiche che sono il punto di partenza e di arrivo e in cui la musica assume il ruolo di veicolo per la diffusione e mezzo per convertire queste parole in fuoco e azione concreta.

Dai tempi di Earthwrecker, i tedeschi definiscono la loro musica come feral crust punk, ma questa etichetta può sembrare riduttiva o nebulosa quando ci si approccio alle cinque tracce che compongono il nuovo Future Primitives; la proposta sonora dei Wind in His Hair rappresenta a tutti gli effetti una sintesi ben riuscita e funzionante tra il crust punk più moderno e dalle tendenze “neo-crust” (specialmente della scuola spagnola di Ekkaia e simili), l’approccio oscuro, emozionale ed evocativo dei Fall of Efrara e delle loro successive emanazioni come i Morrow e il black metal di stampo atmosferico e cascadian che chiama in causa nomi altisonanti come Wolves in the Throne Room e Alda. Tutta questa varietà di influenze convive e convince all’interno dell’ibrido personale costruito dai Wind in His Hair e si dirama in un susseguirsi di momenti atmosferici, drammatici e lievemente apocalittici e altri in cui la tempesta sopraggiunge con tutta la sua carica dirompente e inarrestabile, lo spirito bellicoso e la furia imperversano selvaggi e l’assalto furioso e spietato al mondo del profitto, del progresso e dell’addomesticamento può esplodere libero e selvaggio.

I titoli delle cinque tracce che ci investono alternando epicità ed efferatezza, sono poi emblematici ed esplicativi delle tematiche trattate dalla band tedesca: Earth First!, non solo omaggia l’omonimo storico movimento ecologista radicale, antagonista e improntato all’azione diretta nato nel 1979 negli Stati Uniti, ma sottolinea l’importanza di rimettere al centro la natura, di lottare per difenderla dalla devastazione ambientale, dall’industria estrattiva e dalla fame di profitto, urlandoci in faccia: << I’ll make no compromise in defense of the Earth>>; in Civilization and its Discontents, i Wind in His Hair sferranno una feroce critica anticivilizzazione contro lo Stato e il Capitale che hanno portato e continuano a proseguire nella distruzione, nello sfruttamento e nell’addomesticamento dell’uomo e della natura; la conclusiva Future Primitives, oltre a rifarsi alle posizioni anarco-primitiviste di Zerzan, rappresenta una netta presa di posizione contro il progresso, contro la vita moderna assoggettata alla tecnica e all’industria e la civilizzazione che hanno distrutto il nostro legame primordiale con la natura e hanno addomesticato animali umani e non. E si potrebbe continuare ad analizzare e discutere a fondo di quanto cantano e scrivono i Wind in His Hair, ma vorrei evitare di rendere questa recensione un noioso approfondimento sulle idee e teorie anticiv e primitiviste.

Tirando dunque le fila di questo lungo discorso che vede per protagonisti i Wind in His Hair e il loro nuovo Future Primitives, non mi resta altro da dire se non che la loro esplosiva miscela di (neo) crust punk, black metal atmosferico e tematiche anticivilizzazione, contro la società industriale e primitiviste in senso anarchico risulta ancora una volta estremamente valido, intenso e interessante. Un altro dei dischi che ho preferito, sia musicalmente che per il messaggio e il contenuto lirico, nel 2022!