Comunicato Numero Sconosciuto

È inutile cercare di insegnare a parlare a chi non ha una lingua. È inutile spaventarsi di fronte a suoni gutturali e a gesti inconsulti. È inutile proporre mediazioni a chi vuole l’impossibile. È inutile implorare libertà a chi impone schiavitù. Che i punx si scatenino. Che affilino le spade, che brandiscano le asce, che colpiscano senza pietà i propri nemici. Che l’odio prenda il posto della tolleranza, che il furore prenda il posto della rassegnazione, che l’oltraggio prenda il posto del rispetto. Che le orde punx barbariche vadano all’assalto, autonomamente, nei modi che decideranno, e che dopo il loro passaggio non cresca più un parlamento, un istituto di credito, un supermercato, una caserma, una fabbrica. Di fronte al cemento che prende a schiaffi il cielo e all’inquinamento che lo sporca si può ben dire, con Déjacque, che «Non sono le tenebre questa volta che i punx porteranno al mondo, è la luce».

L’insorgenza disordinata del disastro sonoro

Data sconosciuta, comunicato dal numero sconosciuto o dimenticato. Tempi di guerra, propaganda bellica senza più maschere democratiche e liberali, ripercussioni materiali sulle nostre esistenze già strette nella morsa della precarietà e della miseria, materiale e morale. Alluvioni che parlano il linguaggio della distruzione ambientale che nessuno vuole ascoltare. Scioperi della fame contro i regimi di tortura nelle carceri, repressione brutale verso le idee e le persone, verso i pensieri e la dinamite (o per meglio dire, i petardi). Tempi di guerra che si traducono in tempi di merda, il futuro continua a non esistere. Ancora una volta il (mio) rifugio sicuro è il punk, quello più anarchico nell’attitudine, nell’approccio, nei testi e nelle sonorità, quello che probabilmente non riuscirà mai a cambiare un cazzo di niente ma che ancora si schiera, prende parola, sceglie il lato della barricata e sputa la sua rabbia contro lo Stato e il Capitale. Senza ulteriore spreco di parole in questa introduzione, vi parlerò di due dischi usciti nel corso del 2019 e che mi ritrovo con colpevole ritardo a dar loro spazio e attenzione su questo merda di blog. D.E.S. da Cagliari da un lato, Antidigos da Bari dall’altro lato, anarchopunk isolano e meridionale fino al midollo per due dischi come non se ne sentiva da un po’ nella scena hardcore e punk italiana. Forse il punk non ci salverà, ma sarà sicuramente una colonna sonora fondamentale e perfetta per accompagnare la catastrofe che verrà e che, spero ancora, ci troverà ai nostri posti pronti a convertire le nostre parole in fuoco.

Mentre concludo questo articolo, il pensiero va a Paska e a tutti gli altri e le altre otto compagnx colpiti nuovamente dalla brutale repressione dello Stato a seguito dell’operazione Panico. Delle galere rimarranno solo macerie, solidarietà e complicità con tuttx!

“Il reato di devastazione e saccheggio introdotto negli anni della dittatura fascista, è riuscito a sopravvivere, rimanendo tutt ora applicabile, reprimendo, condannando e uccidendo tutti quei compagni che giorno per giorno lottano per un mondo migliore fatto di uguaglianza e libertà.”

Partiamo da Devastazione e Saccheggio, disco omonimo dei D.E.S da Cagliari, un lavoro secondo me passato fin troppo in sordina probabilmente perchè sembra un disco appartenente alla scena anarcho-crust punk italiana degli anni 2005-10 piuttosto che un disco pubblicato nel 2019. Non a caso i tre punx anarchici che stanno dietro al progetto sono attivi dai primi anni duemila all’interno della scena punk e hardcore sarda più politicizzata e antagonista, avendo fatto parte di band come Garrotta, Disastro Sonoro (si esattamente come questo blog di merda) e gli F.C.T., una delle band anarcho punk più importanti della Sardegna. Forse quegli anni in cui la musica e le parole di band come Tetano, Quarto Potere o Anxtv riverberavano nelle orecchie, nelle teste e nei cuori di molti e molte punx e compagnx su e giù per la penisola, che vedevano nella musica e nella lotta, nei concerti e nei concetti, nei dischi e nelle parole, un tutt’uno inscindibile, sono passati e hanno lasciato tante macerie e qualche illuso (come il sottoscritto, che pur non avendo vissuto quell’epoca storica, si è approcciato e formato al punk grazie a certe sonorità, dischi e testi). Detto ciò, questo Devastazione e Saccheggio è un disco che avrebbe meritato molta più attenzione per l’attitudine e le parole scritte/urlate, perchè rappresenta a parer mio l’essenza stessa dell’essere e suonare punk, dove la musica è solo mezzo e mai fine di percorsi di lotta reali, di pratiche e di ideali. Tutto questo i nostri tre punx sardi lo condensano nella scelta non banale del loro nome e del titolo del loro unico album; devastazione e saccheggio fa riferimento al reato 419 del codice penale, una tipologia di reato introdotta durante il periodo fascista e applicata tutt’ora nell’ambito della repressione verso le forme di lotta, azione diretta, insurrezione e attacco allo Stato, condannando e sbattendo dietro le infami galere compagni e compagne che tentanto di sabotare, sovvertire e minacciare l’esistente. Basterebbe solo questo a far innamorare i e le punx anarchicx, i e le compagnx tra noi di questa bomba all’esistente sotto forma di disco punk e delle sue undici schegge impazzite, selvagge e antagoniste. Musicalmente le coordinate a cui fanno riferimento i D.E.S. sono ovvie e scontate, perchè siamo a tutti gli effetti nei territori di Tetano, Anxtv, Olim Palus e gentaglia simile, quindi un’anarcho punk sempre molto grezzo, a volte più tirato e veloce altre più lento, capace di spingersi fino a lidi crustcore ma senza mai perdere la sua identità sonora, in cui la voce e il messaggio vengono prima di ogni qualità musicale o influenza sonora. Un disco che non ha bisogno di mie altre parole perchè sa parlare benissimo per se e ci invita a convertire tutte queste parole pensate, scritte, mormorate a filo di voce o urlate in fuoco. Perchè l’anarcho punk non è solo l’ennesima etichetta per descrivere un genere musicale, ma un preciso modo di vivere gli ideali anarchici nella pratica e nelle lotte quotidiane, e i D.E.S. rappresentano al meglio questa specie di punx in via di estinzione. Sempre per l’anarchia, che il punk torni ad essere minaccia capace di alimentare il conflitto reale!

Il punx è passione, non merce. E’ do it yourself; è supporto e non competizione. Punx è uguaglianza, non sessismo. Supporta la tua scena locale. Queste le parole che urlano nella traccia intitolata, casualmente, Punx gli Antidigos, band attiva da moltissimi anni nella scena hardcore barese e italiana. Quelle parole ribadiscono in maniera evidente, feroce e convinta quale sia la loro idea di vivere e suonare il punk e l’hardcore, un’idea e un approccio radicati in profondità nella tradizione anarcho punk italiana dei primi anni duemila. Se qualcuno poi nutrisse altri dubbi sull’attitudine politica, antagonista e schierata dei baresi, potrebbe prendersi venti secondi per leggersi i titoli di alcuni loro brani: Guerra di Classe, Allerta Antifascista, Lottare, Occupare, Resistere o Animal Liberation Front, oltre ad essere estremamente chiari sul contenuto lirico, mostrano anche le tensioni e le spinte ideali e politiche che animano la musica della band e che attraversano tutto il disco. L’amor mio non muore, titolo che sembra voler omaggiare quell’inno rivoltoso rappresentato da Cento Fiori son Sbocciati dei Contrasto, è il primo disco degli Antidigos, pubblicato nel 2019 dopo anni di registrazioni, concerti, situazioni e sbattimenti, grazie ad una cospirazione diy che ha visto partecipare dodici etichette indipendenti e distro dal nord al sud Italia, dimostrando ancora una volta che do it yourself non è una parola vuota ma una pratica attiva di solidarietà e supporto per diffondere messaggi incendiari attraverso il punk. Musicalmente i nostri punx baresi ci offrono un hardcore punk anarchico ricco di influenze e sfumature che chiamano in causa stili e band diverse, dai brani più furiosi e veloci di stampo thrashcore a quelli propriamente anarcho-crust punk, passando per momenti riconducibili ad un hardcore vagamente più melodico che richiama la scuola pugliese del genere in maniera evidente. Il tutto è però costantemente al servizio dei messaggi, degli ideali, dei valori e dei testi, perchè il punk non è solo musica e gli Antidigos lo utilizzano come mezzo per esprimere e diffondere la loro attitudine militante e antagonista. Lotta per la casa, occupazioni politiche, antifascismo militante, liberazione animale, antimilitarismo e in generale un sentimento di rivolta e insurrezione che permea ogni singola nota dell’album, sono tutti argomenti e pulsioni vissute sulla propria pelle dagli Antidigos prima di essere scritte e urlate in un microfono e questo dovrebbe bastare per dare la giusta importanza e attenzione ad un disco incendiario come L’amor mio non muore. Passione, sincerità, attitudine, ideali e pratiche, tutto questo hanno nel cuore gli Antidigos, una delle migliori espressioni del punk politico, anarchico e antagonista della nostra scena. E ricordatevi che gli argini sono rotti, i fiumi della collera sono in piena e presto l’odio vi travolgerà!