We Know that the Heavens are Empty: tra la poetica anarco-femminista di Voltairine de Cleyre e il black/doom depressivo, un approfondimento sul disco delle Ragana

We know that the heavens are empty,
That friendship and love are names;
That truth is an ashen cinder,
The end of life’s burnt-out flames.

Anni fa, ai tempi dello splendido You Take Nothing, le Ragana furono il primo gruppo non italiano che recensii sulle pagine virtuali di questo blog. E il motivo fu estremamente semplice. Al primo ascolto di You Take Nothing me ne innamorai follemente e brano dopo brano la “recensione” prese vita praticamente da se, come fosse un flusso di coscienza incontrollabile che si sviluppò sotto le sembianze di un viaggio oscuro negli abissi musicali tanto etereii quanto angoscianti costruiti da Maria e Nicole, le due streghe che si celano dietro questo affascinante progetto. Oggi mi ritrovo qui preda dello stesso mood e dello stesso identico trasporto emotivo a raccontarvi la bellezza di questa ultima fatica in studio per il duo di Oakland intitolata We Know that the Heavens are Empty, un altro interessante capitolo di atmospheric black/doom metal dalla forte natura e attitudine queer e antifascista.

Come scrivevo nell’introduzione della recensione di You Take Nothing per spiegare l’affascinante nome scelto da Marie e Nicole per il loro progetto: Nel folklore e nella tradizione popolare della regione baltica, e principalmente in terra lettone e lituana, il termine “Ragana” viene usato per identificare un’antica dea distruttrice e al tempo stesso rigeneratrice attraverso la capacità di dominare la magia oscura, anche per questo infatti viene descritta più volte come la “dea delle streghe”. “Ragana” viene rappresentata in differenti e molteplici modi a causa della sua natura polimorfa e cangiante e può assumere quindi le sembianze tanto di una giovane donna sensuale quanto quelle di una creatura terrificante e infernale, così come può presentarsi sotto forma di vecchia deforme e scheletrica oppure prendere le fattezze di un animale selvatico delle foreste. Questa natura cangiante e polimorfa descrive al meglio la proposta musicale di questo duo di Oakland, mai banale, mai scontata, mai prevedibile. E queste righe, sopratutto quelle finali, risultano estremamente attuali e valide ancora oggi per descrivere il sound e le sensazioni che si provano nell’affrontare e nell’addentrarsi tra i meandri più profondi di questo nuovo We Know that the Heavens are Empty . Difatti il sound delle Ragana nel corso degli anni ha sempre seguito una certa evoluzione pur rimanendo costantemente coerente e fedele alle proprie radici e alle proprie pulsioni più sincere, le quali affondano in profondità tanto nelle tensioni più atmosferiche e depressive di certo black metal di scuola statunitense quanto nel doom/sludge più angosciante e opprimente, con una certa venatura screamo che sottolinea alla perfezione quella sensazione di sofferenza esistenziale e rabbia sovversiva che contraddistingue la proposta del gruppo di Oakland dagli inizi.

SE DOMANI NON TORNIAMO, SE DOMANI TOCCA A NOI, BRUCIATE TUTTO.

So già che sarà una recensione abbastanza sconclusionata quella che starete leggendo perchè, per quanto stia cercando di dare un senso e un ordine ai flussi di coscienza e alle emozioni che stanno invadendo la mia testa durante l’ennesimo ascolto di questa ultima fatica delle Ragana, mi viene estremamente difficile seguire delle strade nette e precise per parlarvi della musica, delle ispirazioni liriche e concettuali o addirittura dello splendido artwork di copertina che accompagnano We Know that the Heavens are Empty . Ma ci proverò partendo proprio dal titolo di questo nuovo ep; un titolo che cita direttamente e in modo appassionato  “The Toast of Despair“, poema scritto dalla scrittrice anarchica e femminista Voltairine de Cleyre nel 1892. Per quanto riguarda invece lo splendido artwork di copertina si tratta di un’incisione di Caspar David Friedrich intitolata “Die Frau mit dem Raben am Abgrund“, un’opera che riesce ad enfatizzare in maniera sublime l’atmosfera romantica e oscura che avvolge l’intero album. Inoltre, e ci tengo a sottolinearlo, come sei può leggere sulla tape, le Ragana vogliono dedicare questo loro ultimo ep ai loro/alle loro amicx e compagnx più amatx.

To the joy in the struggle. To another world. To heaven as a place on earth.

Passando al lato prettamente musicale, questo nuovo ep della durata di un quarto d’ora è composto da due momenti intrecciati tra loro così perfettamente al punto da poterli vedere come un unico grande viaggio. Le due tracce sono intitolate Waiting e The Tower e rispecchiano in maniera assolutamente limpida il sound a cui ci hanno abituato negli anni le Ragana, con un’alternarsi ben bilanciato di momenti di effimera quiete e altri di tempestosa furia distruttiva, mentre un vortice di sensazioni che spaziano dalla sofferenza, alla rabbia, alla malinconia ci inghiotte immediatamente senza lasciarci vie di fuga. Se i momenti di calma apparente riescono a costruire un’atmosfera generale che oscilla tra il sognante e il depressivo, gli assalti più brutali e tuonanti fanno divampare tutta la rabbia selvaggia e riottosa che Maria e Nicole covano per questo mondo costruito sull’oppressione di quelle individualità che non si conformano ai canoni e alla norma voluta dall’etero-patriarcato. L’atmosfera generale dell’album, come già avvenne per You Take Nothing, mi trasmette l’idea di volere creare una dimensione profondamente ritualistica caratterizzata da tinte fortemente oscure e passaggi dalla natura soffocante e angosciante. Inoltre è evidente la sofferenza viscerale che attraversa le due composizioni, una sofferenza esistenziale che certamente logora ma indirizzata all’attacco attivo piuttosto che all’autodistruzione; una sofferenza che si manifesta sotto le sembianze di una furia nichilista e bellicosa che appare priva di pietà e che non sembra volersi fermare dinanzi a nulla. Quiete e tempesta, distruzione e tenue speranza di salvezza, questa è in fin dei conti la musica delle Ragana.

Per concludere questo viaggio tra gli abissi e le molteplici sfumature di We Know that the Heavens are Empty, posso solamente dire che siamo dinanzi all’ennesimo incantesimo distruttore evocato dalle Ragana che come il fuoco divampa per inghiottire questo mondo nelle sue profondità. Ancora una volta, lunga vita alle streghe di Oakland!

For us, a truce to Gods, loves, and hopes,
And a pledge to fire and wave;
A swifter whirl to the dance of death,
And a loud huzza for the Grave!