Warkrusher – Armistice (2023)

Come vi immaginate il suono e l’atmosfera di un disco stench-crust punk nel 2023? Battagliero, tritaossa, barbarico e incline ad incursioni in lande metalliche, rimanendo ancorato e fedele alle primitive pulsioni ottantiane del genere? Se la risposta dovesse essere affermativa, Armistice dei Warkrusher rappresenta al meglio tutto questo e dimostra che quel brodo primordiale noto come stenchcore ha ancora tante cartucce da sparare e tanti adepti sparsi per il mondo. Cerchiamo di andare con ordine, partendo dalla copertina di questo disco che non passa di certo inosservata e che ci dà fin da subito grandi indizi e spunti su ciò che andremo ad ascoltare in queste sette tracce; se il precedente Epitaph, ep pubblicato qualche mese fa e che ci aveva presentato la band canadese come una delle più valide e interessanti del genere attualmente in circolazione, veniva introdotto da un artwork capace di evocare quello ben più noto di In Battle There is No Law, sul nuovo Armistice la copertina non può che portare alla mente quel capolavoro di Realms of Chaos, in tutto lo suo splendore di richiami warhammeriani in classico stile Bolt Thrower. Non a caso i Bolt Thrower sono una delle influenze più evidenti nel suono dei Warkrusher per quanto riguarda i momenti in cui a farla da padroni sono raid e i saccheggi nei territori cari ad un death metal di stampo guerresco, sapientemente mescolato alla seminale lezione crust punk degli albori di cui son stati portabandiera Axegrinder e Deviated Instinct e rivisitato in chiave revival stench dai maestri Hellshock e dai mai dimenticati Sanctum, altre influenza mai celate dai nostri punx canadesi.

Un disco che, grazie alla doppietta iniziale formata da Silence e dalla titletrack, ci catapulta immediatamente nel bel mezzo di un campo di battaglia, dove apparentemente non esiste alcuna legge e non si fanno sconti sui colpi inferti, tra assalti efferati, tensione alla distruzione totale e l’affannosa spinta alla sopravvivenza in mezzo agli orrori di un conflitto senza fine. A differenza di molti album del genere, introdurre il disco in questo modo segna un’interessante scelta di stile, discostandosi da ben più classiche tracce introduttive rallentate, dalle sonorità tendenti al doom e arpeggi con il compito di creare atmosfere desolate e apocalittiche; non fraintendetemi, l’atmosfera catastrofica e post-apocalittica emerge qua e là durante l’ascolto di tracce come A Now Barren Existence e nella conclusiva Prelude to Decay, ma a fare da filo conduttore all’intero disco è un’approccio molto più furioso, barbarico e spietato, votato alla distruzione e all’attacco, a tritare ossa, a calpestare i corpi inermi lasciati sul terreno e a lasciare unicamente macerie al passaggio della legione del caos che porta il nome di Warkrusher. Traccia dopo traccia si prende presto atto della potenza granitica del sound creato dai canadesi, con chitarre affilate come lame di asce bipenni brandite da berserk assetati di sangue e una voce che sembra scandire canzoni di guerra in maniera selvaggia e barbarica, con una coerenza, un’intensità e una compattezza che rende i Warkrusher una vera e propria macchina da guerra implacabile che sembra non conoscere segni di cedimento o debolezze. Come dissi nell’introduzione all’intervista che feci proprio ai canadesi qualche mese fa, i Warkrusher sono una delle migliori incarnazioni della scena stench-crust punk attuale e una di quelle band da tenere d’occhio nell’immediato futuro e con questo nuovo Armistice non hanno fatto altro che darcene l’ulteriore prova schiacciante, urlandoci in faccia che nella crust-guerra non c’è alcuna legge e non si fanno prigionieri! Se il 2023 è l’anno del crust punk, i Warkrusher sono sicuramente una delle sue orde più agguerrite ed efferate!

P.s. ah si, logicamente il disco è stato pubblicato da Agipunk che, come al solito, quando si tratta di crust punk raramente sbaglia.