Schegge Impazzite di Rumore #15

E’ passato più di un anno dall’ultimo appuntamento con la rubrica più longeva e costante di questo blog di merda. Non ho una reale o valida spiegazione al perchè non ho pubblicato più alcun contenuto sotto forma di Schegge Impazzite di Rumore, probabilmente è perchè, sopratutto nel corso del 2023, ho scritto davvero poche (non)recensioni e quindi non ho mai trovato i giusti dischi e band di cui parlarvi. O semplicemente perchè sono un pigro procrastinatore del cazzo. Bando alle ciance e alle ammissioni di colpa, ecco finalmente il quindicesimo capitolo delle amate Schegge Impazzite di Rumore, per la prima volta con ben sei band e cinque dischi! Vi lascio in compagnia di Ego Armando Paranoia, Odio al Serio, Plankton, Put Purana ,Morgana e Zene.

P.S. L’immagine di copertina vuole ricordare le rivolte spontanee che hanno attraversato i sobborghi di Nanterre, in Francia, dopo l’omicidio di Nahel per mano sbirresca, iniziate intorno a fine giugno. Perchè bello il punk, ma le insurrezioni di più.

non aspettare più, non sperare più non farsi distrarre. non farsi sviare, fare irruzione oscurare la menzogna, oscurare la menzogna.

Morgana – Provare Ancora

Partiamo dai Morgana, band di Firenze che ho intervistato recentemente su queste virtuali pagine. Il loro Contemporaneità, disco uscito nel 2022, è stato per me folgorante e mi ci sono infatuato immediatamente al primo ascolto. La formula magica della band è un ibrido tra il post-punk e la new wave che guarda alla scuola più contemporanea del genere, specialmente quella d’oltralpe e anche alle sue ibridazioni con le moderne sonorità Oi! Non è un caso la scelta di Bri di cantare e scrivere in francese tre pezzi sui sette presenti sull’album, per rinsaldare il legame con sonorità proveniente dalla scena francese di band come i Litovsk, Kronstadt e per l’appunto Syndrome 81. Il disco si apre con Provare Ancora, brano che si stampa in testa dopo mezzo ascolto e che rappresenta probabilmente la dichiarazione di intenti musicale, lirica e concettuale dei Morgana, e con un testo che raggiunge l’apice nel momento in cui la voce di Bri ripete “provare, fallire, provare ancora / provare, fallire, fallire meglio“. Contemporaneità è un album ben suonato, appassionato, ispirato ed emozionante, con tanti momenti che tengono alto l’interesse di chi ascolta e ricco di spunti lirici e musicali interessanti, capaci di toccare corde personali e tensioni politiche sepolte in ognuno di noi. Se avete dunque un debole per le sonorità post-punk che chiamano in causa la scuola francese più recente e se vi interessano testi che mischiano il politico e il personale oscillando tra citazioni al Comitato Invisibile e altre di Guy Debord, i Morgana sono la band che fa al caso vostro e non dovreste assolutamente ignorare questo disco. Ci vogliono morti ma siamo tempesta!

Profondamente bruciati dal tempo, cos’è che ci farà male? Ultimamente riparto da capo, per me non significa niente.

Put Pùrana – Ripartire da capo per me non significa niente

Altro disco non uscito nel corso di quest’anno ma di cui voglio parlarvi è Sospinti da una Massa Remota dei Put Pùrana, giovane band screamo/post-hardcore brianzola che ha esordito con questa prima fatica in studio nel 2021. Se il titolo è uno dei più evocativi e intriganti letti negli ultimi anni (al pari solo di certi titoli dei Batien), la musica dei nostri non inventa nulla ma suona coerente, urgente e piena di pulsioni emotive, tracciando un filo invisibile che li lega alle migliori espressioni del genere che hanno attraversato la scena italiana: dagli Ojne a qualcosa degli Stormo, dai mai dimenticati Sterpaglie a mostri sacri come Raein e La Quiete. Il punto di forza dei Put Purana però sono i testi, che come insegna il genere scavano in profondità nell’introspezione e nell’emotività senza diventare stucchevoli o scontati, ma legandosi ad un realismo quotidiano di scenari, situazioni e sensazioni vissute e nelle quali ci si può facilmente ritrovare. Bellissimo l’intro parlato con cui si apre l’album, ancora più bella Tornare a Casa, la prima mazzata skramz che ci colpisce in pieno petto togliendoci il fiato, così come la conclusiva Ripartire da capo per me non significa niente, quasi cinque minuti di emotività lancinante tra squisite melodie malinconiche che preparano il terreno allo scoppio della tempesta musicale e lirica, che ci investe senza via di scampo. Sette brani più intro danno forma e sostanza ad un bellissimo album di esordio, bellissimo sia per gli amanti del genere sia per tutti gli altri che non troveranno difficoltà a rispecchiarsi nei testi scritti e urlati dai Put Pùrana. Ah per concludere, non dimenticate di venirli a vedere dal vivo e supportarli in occasione della decima edizione delle Acque Scure il 9 settembre a Saronno, nella provincia che resiste e che lotta. Quello che non riesco a fare, quello che non riesco a dire, lo lascio fare agli altri, lo lascio dire agli altri…

In questo quindicesimo appuntamento con Schegge Impazzite di Rumore ho deciso di dare spazio a band, dischi e sonorità totalmente diverse tra loro. Dopo avervi parlato del post-punk dei Morgana e dello screamo/post-hardcore dei Put Purana, cosa potrebbe esserci di meglio di una dose letale e fulminante di metalpunk? La risposta è scontata. Ecco allora gli Zëne, provenienti dalle lande nebbiose e desolate della pianura padana tra Vicenza e Padova, con il loro nuovo disco intitolato Bold and Slow pubblicato nel dicembre del 2022. La ricetta di questi metalpunx bastards pesca a piene mani da tantissime influenze che possono essere ritrovate in territori heavy metal, speed metal, hardcore punk, crust punk e rock’n’roll, per un risultato che non suona troppo lontano da quanto fatto da band come Zeke, Warfare, Overcharge e i più recenti Vengeance by Proxy, con il fantasma dei Motorhead a fare da vera e propria guida spirituale alla band veneta e indicare loro la retta via da seguire. Il sound dei nostri è veloce e pestato, ha un godibile groove rock’n’roll, è stradaiolo, corrosivo, diretto in your face, odora di birre di sottomarca, sudore e polvere, ma sopratutto non guarda in faccia niente e nessuno ma anzi tira dritto senza cedimenti, rendendo impossibile resistergli tra un headbanging e un assolo di chitarra mimato. La doppietta Grancare e Sitting on a Sand Hill, insieme all’introduttiva Long Time Ago, sono i perfetti biglietti da visita degli Zëne per mettere sul tavolo tutti gli assi che hanno nelle maniche e fugare ogni dubbio sulla qualità del loro metalpunk. Non inventano nulla, credo sostanzialmente non gliene freghi niente perchè questo album trasuda passione, sudore e attitudine rock’n’roll da tutti i pori e questo dovrebbe bastarci per concedergli ben più di un ascolto e supportare la band. In Veneto there is no law, this is just a fast way to die!

Dopo questo tripudio di riff rock’n’roll e assoli heavy metal, credo sia giunto il momento per tornare ai porti sicuri dell’hardcore punk più puro e senza troppe pretese. Split ciddì pubblicato anch’esso nel 2022, quello tra le due band torinesi Ego Armando Paranoia (nome geniale) e Odio al Serio è quanto di meglio si possa chiedere all’hardcore punk oggigiorno, un disco rabbioso, aggressivo e veloce, che guarda alla vecchia scuola italiana del genere prima che ad ogni altra cosa. Sette tracce per band, quattordici in totale; se l’hardcore punk a cui fanno riferimento gli Ego Armando Paranoia guarda alla scena italiana degli anni 90 e a band come gli Affluente, alla scena dei primi anni duemila e solo in minima parte al tradizionale suono torinese che va dai Quinto Braccio agli Arsenico, quello a cui fanno riferimento gli Odio al Serio sembrerebbe affondare le proprie radici nella decade precedente, in un suono più nichilista e riottoso che ricorda Declino, primissimi Negazione, Peggio Punx, Upset Noise e certi Nerorgasmo. Liricamente entrambe le band si alternano tra tensioni più rivoltose e antagoniste e testi più irriverenti, giocando con la provocazione e l’attacco diretto senza peli sulla lingua. La tradizione a cui fanno riferimento le due band però rimane quella dell’hardcore punk più politico e militante, che non rimane solo musica, che è legato a pratiche di lotta concreta come le autogestioni, gli spazi occupati o il do it yourself, e questa appartenenza storica con delle tensioni e delle pratiche condivise emerge costantemente nel corso dell’album. Se il punk hardcore ha ancora senso di esistere nel 2023, dovrebbe suonare come questo split, con questa rabbia, questa pulsione alla rivolta, questa appassionata militanza, con questa attitudine antagonista e con questa urgenza espressiva. Tutto il resto è noia, viva gli Odio al Serio e gli Ego Armando Paranoia!

Per concludere questa lunghissima rassegna, non potevo che non parlarvi dei Plankton e del loro primo disco che ha visto finalmente la luce (almeno in formato digitale, cercano distro ed etichette diy per la coproduzione fisica) qualche settimana fa e intitolato In Balia delle Onde. I Plankton sono un giovanissimo gruppo proveniente da Firenze con membri di altre band come Morgana e Donald Mortem, oltre che attivi nei circuiti diy e negli spazi occupati ed autogestiti della città. Questo loro primo album è una ventata di freschezza, nonchè il mio personale disco dell’estate per via della sua immediatezza, della sua carica esplosiva, della sua vena melodica mai stucchevole e dell’istintiva passione che i Plankton ci hanno messo nello scrivere i testi, nel suonare e nel registrare le nove canzoni che lo compongono. Ma cosa suonano i nostri? Un punk hardcore capace di bilanciare al meglio le tensioni più melodiche e quelle più furiose, che si inserisce in una tradizione italiana del genere che va da Nord a Sud e che sembrerebbe trovare le proprie influenze principali in quanto hanno fatto Inganno, Alldways, Sud Disorder, Bellicosi e con il gusto per le melodie e un taglio maggiormente punk rock che ha evocato nella mia mente lo spettro delle Pornoriviste, degli Arsenico e de I Fichissimi. Un album che mi riporta agli anni dell’adolescenza e dei primi approcci a sonorità melodic hardcore punk, un disco freschissimo, con tanti brani che si stampano in testa dopo pochissimi ascolti e che mette voglia di riascoltarlo da capo una volta giunti alla fine. Disco dell’estate a mani basse, band da tenere d’occhio e da far suonare senza pensarci troppo perchè la loro ricetta punk hardcore dev’essere ancora più divertente e intensa dal vivo. Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta, non c’è sconfitta nel cuore dei Plankton!